20 Novembre 2015 - 17.02

VICENZA – Spacciatori in manette, vendevano droga potenzialmente letale

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Cinque arresti, un latitante ricercato, due denunce. E’questo il bilancio dell’operazione Jungle 2 condotta dalla squadra mobile di Vicenza, che ha inferto un altro colpo alla criminalità legata allo spaccio che opera soprattutto nella zona di viale Milano, via Firenze, via Torino e Campo Marzo.
Tutto inizia con il rinvio a giudizio nel 2014 di alcuni soggetti (operazione Jungle 1) che aveva come obiettivo sullo stesso gruppo di spacciatori.
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Le ordinanze di custodia cautelare in carcere riguardano cinque soggetti. Uno di loro, il tunisino Marwen Toujani di 26 anni, si trovava già rinchiuso nel carcere San Pio X dopo la condanna relativa alla prima fase dell’operazione. Arrestati anche Ben Free Wajdi, 26enne tunisino che invece si trovava ai domiciliari. Altre tre persone sono state arrestate in flagranza di reato dopo un blitz condotto ieri mattina in un appartamento di via Peschiera (San Bortolo): si tratta della 22enne italiana Marta Rizzello, affittuaria della casa, ex fidanzata di Wajdi e dei due 20enni tunisini Saif Edine Kiari e Mouhamed Amen, clandestini, senza fissa dimora, con precedenti legati allo spaccio di droga, già intercettati più volte nella zona di viale Milano. Nell’appartamento gli agenti hanno rinvenuto 670 euro in un cassetto e 1 kg di hashish, suddiviso in panetti, che il gruppo aveva nascosto sui coppi del tetto appena la polizia si è presentata alla loro porta. Altri panetti erano occultati sotto il battiscopa.
Il dirigente della squadra mobile, Davide Corazzini, ricostruendo l’attività della polizia, ha descritto l’attività del gruppo ed in particolare quella di Toujani e Ben Free Wajdi, due soggetti assolutamente incuranti delle indagini che li riguardavano. “Malgrado il rinvio a giudizio -ha rilevato Corazzini- lungi dall’interrompere la loro attività hanno ricominciato a spacciare in modo massiccia ed in maniera più accorta, con continui cambi di utenze telefoniche e soprattutto evitando di essere coinvolti in prima persona in vicende delicate di approvvigionamento di sostanza stupefacente. Per questo si avvalevano della copertura di soggetti anche italiani”.
La droga proveniva da un fornitore di Padova di nazionalità tunisina, tuttora ricercato. Toujani e Wajdi si avvalevano della collaborazione di un italiano, tossicodipendente, V.C. di 53 anni, che si era reso disponibile ad offrire passaggi con la propria auto per le ‘ricariche’ di stupefacente a Padova. E’ stato denunciato come pure la compagna italiana 31 enne di Toujani (iniziali V.M.) che offriva la propria abitazione per il taglio e il confezionamento delle dosi.
A dimostrare la continuità della loro attività vi sono diversi episodi, come il fermo di Wajdi nell’auto del tossicodipendente italiano il 26 maggio del 2015, trovato in possesso di 70 grammi di eroina. Vi è poi l’irruzione nell’appartamento in contrà Santa Luucia con l’arresto (occasione nella quale si era nascosto in un armadio).
Addirittura, è stato intercettato telefonicamente pochi minuti dopo essere uscito dal tribunale che aveva convalidato l’arresto e aveva chiamato il fornitore di Padova chiedendo di preparargli le dosi.
L’operazione ha permesso di sequestrare 1 etto di eroina e di ricostruire un’attività che ha visto il Toujani effettuare 116 cessioni di droga per un controvalore di circa 4000 euro e Wajdi 535 cessioni per un totale di circa 20 mila euro. Infine un dato preoccupante. Dall’esame tossicologico della sostanza stupefacente sequestrata è stata rilevata la presenza d 6-acetilmorfina, principio attivo molto potente, a volte letale.
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