9 Novembre 2017 - 15.04

VICENZA – Un “corto” al San Bortolo con medici e infermieri protagonisti

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Un cortometraggio toccante che raccontando una storia vera spiega le sfide – e talvolta le contraddizioni – con cui oggigiorno deve confrontarsi il personale sanitario. A girarlo, un gruppo di medici e infermieri dell’ULSS 8 Berica, gli stessi coinvolti nella vicenda raccontata, e con loro la paziente protagonista dell’episodio narrato, che deve la propria vita alla loro volontà di tentare tutto l’umanamente possibile pur di salvarla. È questo il significato del cortometraggio intitolato “Come una rosa”, girato dall’Associazione Obiettivo Ippocrate e premiato nei giorni scorsi al prestigioso “Care Film Festival” di Monza, rassegna internazionale dedicata alle produzioni cinematografiche che hanno per tema il “prendersi cura”. A spiegare gli obiettivi dell’Associazione è il suo presidente, il dott. Massimiliano Zaramella, specialista in chirurgia vascolare presso l’ospedale S. Bortolo: «Vogliamo essere innanzitutto un punto di riferimento tra i medici, associati e non, e un interlocutore privilegiato tra i soggetti associati, le aziende ospedaliere, le istituzioni, le associazioni sindacali ed altri soggetti sia pubblici che privati. Tutto questo con l’obiettivo di contribuire a realizzare tutte le condizioni che possono garantire il libero, sereno e responsabile esercizio della professione medico chirurgica, nonché promuovere soluzioni alle problematiche degli operatori sanitari, in particolare per quanto riguarda la responsabilità professionale in campo medico e la relativa copertura assicurativa». In particolare, la pellicola vicentina si è aggiudicata il premio speciale della giuria di NurSind, destinato ad autori non professionisti del cinema, appartenenti al mondo sanitario, che hanno saputo raccontarsi e raccontare storie sul prendersi cura. E come motivazione del premio, la giuria ha indicato proprio “l’aver saputo comunicare e trasmettere emozioni, utilizzando un linguaggio non appartenente alla propria disciplina”. Forte di questo prestigioso riconoscimento, il cortometraggio vicentino sarà proposto a tutta la cittadinanza, in occasione della proiezione pubblica in programma venerdì alle 18, presso la Sala degli Stucchi a Palazzo Trissino. Alla proiezione, che sarà ad ingresso gratuito fino all’esaurimento dei posti, seguirà un dibattito con una serie di testimonianze di pazienti ed operatori sanitari. Una serata dedicata ai pazienti, ai curati anche se non guariti, ai coraggiosi oltre il probabile ed il possibile, ai felici anche se feriti. Il tutto con il patrocinio di ULSS 8 Berica, Comune di Vicenza, Ordine dei Medici di Vicenza e Care Film Festival. E proprio il Direttore Generale dell’ULSS 8 Berica Giovanni Pavesi commenta così questa originale iniziativa: «Sicuramente questo cortometraggio ha il grande merito di riportare al centro dell’attenzione il valore della persona, e lancia un messaggio di grande sensibilità e rispetto nei confronti dell’impegno quotidiano degli operatori sanitari. Ogni giorno compiono dei piccoli grandi miracoli, non solo dal punto di vista medico-scientifico, ma anche umano, a volte assumendosi anche in prima persona dei rischi per il bene del paziente». Il cortometraggio – girato dal regista Stefano Capovilla, che ne ha curato anche la sceneggiatura – in 12 minuti ripercorre la storia vera di una giovane mamma, Eliana, arrivata al pronto soccorso del S. Bortolo in condizioni disperate per una emorragia cerebrale che non lasciava speranze e che secondo le linee guida non avrebbe avuto indicazione ad alcun trattamento. Ma l’equipe di Neurochirurgia – andando oltre le linee guida – vista la giovane età, e assumendosi una grande responsabilità etica, professionale e legale, decideva di tentare comunque tutto quello che poteva essere umanamente possibile, anche se la speranza era un flebile lumicino. Dopo 4 ore di intervento, la paziente era fuori pericolo e dopo 24 giorni di rianimazione poteva iniziare la riabilitazione neurologica. Oggi quella terribile emorragia ha lasciato segni e cicatrici,nel corpo e soprattutto nell’anima, ma Eliana ha iniziato una nuova vita, circondata dall’amore dei propri cari, continuando a fare la mamma, la moglie e la figlia. Come anticipato, tutti gli attori del video sono i reali protagonisti della vicenda, la mamma, la bambina, la nonna, gli amici, gli infermieri, i medici, tutti hanno accettato con entusiasmo di rivivere quei tragici eventi conclusisi in maniera quasi miracolosa. «Per tutti noi – sottolinea il dott. Zambon, neurochirurgo che ha operato Eliana e segretario di Obiettivo Ippocrate – il messaggio da trasmettere è chiaro: bisogna credere, combattere, fidarsi, avere coraggio. Non bisogna essere timorosi, impauriti, sfiduciati, le cure devono andare oltre il tecnicismo scientifico, e sapere superare anche le linee guida, perché la complessità e l’unicità di ciascuno di noi non potranno mai essere descritti e contenuti da nessuna linea guida, pur rimanendo un prezioso ed irrinunciabile aiuto ed orientamento». La protagonista di questa storia, nonché del cortometraggio, sarà presente alla proiezione di venerdì sera, insieme ad altri pazienti, per raccontare le loro storie, le loro sofferenze, i loro successi, le loro fatiche quotidiane, come si può essere amorevolmente curati pur non essendo completamente guariti.

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