2 Marzo 2016 - 10.00

VICENZA – Venetisti contro lo sfratto di un amico: "Contestiamo il trattato di Campoformido!"

sfratto venetisti

Venetisti alla ribalta. Torniamo alla tarda mattinata di lunedì. Aa Vicenza dove uno sfratto esecutivo si era trasformato in un sipario che ha visto confrontarsi cinque esponenti di un movimento indipendentista veneto e la polizia di Stato. Su facebook è stato pubblicato il video, che alleghiamo all’articolo.

LO SFRATTO

Lo sfratto da parte dell’ufficiale giudiziario doveva essere eseguito al civico 75 di viale Giangiorgio Trissino. L’inquilina presente nell’appartamento se n’è andata da tempo, ma dentro, nel frattempo, era rimasto l’ex compagno, di 61 anni (G.S.) che, fra le altre cose, è un venetista convinto. Quando l’ufficiale ha provato ad entrare, l’inquilino si è rifiutato di aprire la porta. E’ stata così chiamata la polizia e nel giro di qualche minuto sono arrivati gli agenti delle volanti. Assieme a loro, però  anche quattro individui, con tanto di telecamera, che riprendevano l’accaduto, apostrofando malamente quanto stava facendo lo Stato Italiano nei confronti del fratello veneto. Il gruppetto, composto da quattro persone (vicentini e veronesi, venetisti, con età che va dai 45 ai 65 anni), ha incitato l’inquilino a non aprire la porta. La situazione è diventata tesa quando la polizia ha chiesto i documenti ai manifestanti, che però si sono rifiutati tassativamente di consegnarli. Sono stati quindi chiamati rinforzi dalla questura, un’altra volante supportata dalla scientifica che a sua volta, con telecamera, ha documentato l’accaduto.

IN QUESTURA

I cinque (quattro manifestanti e l’inquilino), gridando tutto il loro livore verso lo stato italiano, sono accompagnati in questura. Qui la situazione è diventata per certi versi tragicomica, poiché i quattro hanno si sono qualificati in maniera singolare, mettendolo nero su bianco: ‘nome – della dinastia – cognome’ (per esempio: Pietro della dinastia Rossi).  Alla voce residenza hanno risposto tutti: “residenza temporanea”. Il rifiuto di fornire complete e corrette generalità è stato accompagnato dalla continua contestazione dello Stato Italiano e soprattutto del trattato di Campoformido del 1797 con il quale, di fatto, venne messa fine alla storia della Repubblica di Venezia. Non solo. Mentre si trovavano in questura i cinque ricevevano le telefonate delle mogli e dei famigliari. “Bepi dove sito?!” chiedevano le donne preoccupate mentre loro rispondevano: “Sta tranquilla, son in un posto dove che non i riconosse la Repubblica de Venezia ma mi li convinso”. Non sappiamo se gli agenti siano stati convinti a sposare la causa dei venetisti, ma di sicuro lo sfratto è stato eseguito ed i cinque sono stati denunciati per rifiuto di fornire le proprie generalità e resistenza a pubblico ufficiali.

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