30 Giugno 2020 - 9.43
Vo’ Euganeo: la beffa oltre il danno
Ho sempre pensato che, se un soggetto impone un obbligo od una limitazione che costringa chi li subisce a sopportare degli oneri imprevisti, sia tenuto o a fornire le risorse necessarie, oppure quegli oneri li debba sostenere in proprio.Lo so bene che state tutti pensando ai pesi imposti dallo Stato a cittadini e imprese, con tutti i corollari di spesa connessi.In realtà non sto pensando alle tasse, che sono un onere per definizione, o alle miriadi di leggi che si traducono in veri e propri tour de force burocratici che fanno perdere tempo e soldi a chiunque abbia un’attività produttiva o commerciale.In realtà mi riferisco ad una notizia pubblicata qualche giorno fa da un autorevole quotidiano veneto, ma riportata anche da altri media, che riferiva che al Comune di Vo’ Euganeo stanno arrivando le fatture relative alle spese straordinarie derivanti dal lockdown imposto dalla Regione. Ricorderete certamente il 23 febbraio quando il paese venne isolato con l’imposizione di 10 posti di controllo agli accessi. E per garantire il “tutto chiuso” arrivarono i paracadutisti della Folgore, la Guardia di Finanza, la Polizia Stradale, i Carabinieri, oltre che ovviamente la Protezione Civile.Vi starete chiedendo: ma cosa ci trovi di tanto strano in questa notizia? Non lo sai che qualunque cosa ha un costo?Lo so bene che non esistono pasti gratis! Ma, a dirvela tutta, non avrei mai pensato che a farsi carico dei costi relativi all’occorrente per i dieci Check Point, e per tutto il resto, fossero alla fine chiamati i tremila cittadini di Vò, per mezzo della loro Amministrazione Comunale. E badate bene che stiamo parlando nel dettaglio di bagni chimici, di transenne, di blocchi di cemento per sbarrare le strade, di torce per l’illuminazione notturna, per continuare con il gasolio necessario per far girare i gruppi elettrogeni ed il carburante delle auto per fare avanti e indietro, e poi l’acqua ed i viveri indispensabili per gli operatori in orario continuato e per il personale sanitario impegnato nella raccolta dei tamponi, oltre che gli straordinari dei dipendenti e le maggiori spese per conferire i rifiuti all’inceneritore, come imposto dalle Autorità. Credo che di fronte a questa situazione si possa proprio parlare di beffa oltre il danno.Beffa perchè oltre ai danni economici sopportati per il blocco, che qui è iniziato 15 giorni prima del lockdown totale, oltre ad essersi prestati con slancio ad uno screening di massa per fornire a medici e scienziati dati su cui lavorare per cercare di sapere qualcosa di più su un virus sconosciuto, alla fine della fiera i cittadini si trovano obbligati a sborsare i soldi per pagare i costi della macchina organizzativa che li ha tenuti prigionieri.Intendiamoci, non parliamo né di miliardi né di milioni di euro; semplicemente di una cifra che supererebbe i 50.000 euro, ma che per una Comunità piccola come Vò diventa ingente. Soprattutto perchè ha dovuto fare fronte anche ad altre necessità impreviste. E’ pur vero che Vò Euganeo si trova in buona compagnia, perchè è evidente che il virus magari potrà anche sparire dalle nostre vite, almeno ce lo auguriamo tutti, ma resterà ancora attivo per lungo tempo nei bilanci dei Comuni. Per i Comuni l’emergenza sanitaria si è ben presto trasformata in una crisi finanziaria senza precedenti. Dai bilanci delle città sono scomparsi introiti per miliardi di euro. Con le imposte sospese, i turisti azzerati e i trasporti pubblici quasi deserti, le entrate sono precipitate proprio mentre aumentano le richieste di aiuto per le famiglie in difficoltà. Al riguardo debbo dirvi che mi ha sconcertato l’enorme richiesta di buoni pasto o di buoni spesa anche in località considerate nel complesso benestanti. E non è ancora finita, perché con la nuova normalità di questi giorni, con il mondo che però gira ancora con il motore al minimo, la situazione rischia di peggiorare.Tornando a Vò, a quanto è dato sapere nessun ristoro specifico è arrivato al Comune da parte di Palazzo Chigi, tanto che il Sindaco Martini si è così espresso: “Se noi non avessimo avuto la zona rossa avremmo avuto migliaia di costi in meno. Noi ce ne siamo fatti carico senza recriminare, perché certe cose devi farle subito e rapidamente”. Ma è evidente che un po’ di sostegno non farebbe male.Per fare fronte a questa situazione “Kafkiana”, di fronte all’indifferenza della politica e della burocrazia si segnala l’iniziativa di un altro Sindaco padovano, quello del Comune di Ponte San Nicolò, che ha deciso di coinvolgere tutti i Primi Cittadini della Provincia di Padova lanciando una sorta di raccolta fondi per aiutare Vò a coprire le spese extra sostenute. E nel lanciare l’iniziativa il Sindaco Martino Schiavon ha garantito che Ponte San Nicolò contribuirà con la cifra di “1.000 euro”. Il Sindaco Martini ha commentato l’iniziativa di solidarietà del collega Schiavon, dichiarando che se andasse a buon fine gli consentirebbe di alleggerire il carico fiscale sui cittadini di Vò, ma anche chiedendosi se sia normale che un Comune debba ricorrere ad una colletta per non fallire sotto i colpi di una emergenza sanitaria.No Sindaco Martini; non sarebbe normale! Ma purtroppo lo è in uno Stato in cui da anni tutto si gioca sull’effetto annuncio, sui messaggi dei nostri politicanti, preoccupati solo di comparire sui social, senza poi andare a verificare se certe decisioni abbiano risolto i problemi o creato invece qualche difficoltà, come a Vò. E dove una burocrazia ottusa, impegnata solo a coltivare il proprio orticello, è priva di una visione di insieme, necessaria soprattutto in tempi di calamità, naturali o sanitarie, e questo spiega la necessità di ricorrere spesso a “Commissari”.Intendiamoci, la “colletta” pro Vo’ non sarebbe un problema quanto a risultato, perchè basterebbe che ognuno dei 102 Comuni della Provincia di Padova, aderendo all’invito del Sindaco di Ponte San Nicolò, contribuisse con la somma di 500 euro per raggiungere l’obiettivo.Sempre ammesso, ma spero che Schiavon ci abbia pensato, che gli organi di controllo contabile, tipo Corte dei Conti, fra qualche tempo non facciano le pulci all’iniziativa, dichiarandola magari illegittima. Cosa non solo da non escludersi, ma a mio avviso altamente probabile in questo nostro Paese di “azzeccagarbugli”.No, il problema è di principio. Vale a dire che non è possibile, che non è logico, che un Ente pubblico, Stato o Regione che sia, imponga ad un altro Ente pubblico una limitazione quale un blocco sanitario, senza farsi carico direttamente delle spese collegate. Troppo facile “fare bella figura con i soldi degli altri”, soprattutto se gli altri sono una comunità piccola come quella di Vò, per la quale sborsare quei soldi vuol dire rinunciare a qualche servizio essenziale per i cittadini.Fossi il Sindaco Martini lo farei presente il prossimo 14 settembre al Presidente della Repubblica Sergio Matterella, quando quest’ultimo dovrebbe andare a Vò per inaugurare l’anno scolastico.Gli farei presente che le cose non possono funzionare se il Governo ed i Ministri continuano con elargizioni a pioggia tipo il buono monopattino, o il bonus baby sitter ai nonni, finalizzati solo a raccattare consenso e qualche voto, disinteressandosi bellamente dei problemi di bilancio degli Enti che sono più vicini ai bisogni dei cittadini, i Comuni. Concludendo, io spero che quella del Sindaco di Ponte San Nicolò resti una provocazione, e che di fronte ai problemi sollevati dal Primo cittadino di Vò qualcuno si metta le mani sul cuore, e poi nel portafoglio. E quando dico qualcuno penso in primis a Luca Zaia ed alla Regione, perchè Vo’ è un comune Veneto, un comune che è finito sulla copertina della rivista Nature e dei media di tutto il mondo, un comune che per la disponibilità e la dedizione dei suoi abitanti dovrebbe essere un orgoglio nazionale.E se si tratta di ottenere un po’ di solidarietà finanziaria da chi dovrebbe averla in primis, se non dal Veneto? |