Volare? Sì, ma a che prezzo (e con quanti inganni)?
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Un tempo volare era sinonimo di libertà, un sogno che si avverava, gli aerei erano cosa per pochi e il servizio in turistica era quasi equiparabile a quello offerto attualmente in prima classe, con tanto di menù a scelta e… udite udite… i tester dei profumi nelle toilette di bordo, che per inciso attualmente sarebbero facile e ambita preda del primo utente della ritirata.
Oggi, invece, è un incubo confezionato con sorrisi finti e tariffe ingannevoli; le compagnie aeree hanno trasformato un’idea romantica in una truffa legalizzata, dove l’unico modo per non sentirsi derubati è rimanere a terra.
Partiamo dai prezzi: ti avvicini entusiasta al sito della tua compagnia preferita – o forse sarebbe meglio dire “meno odiata” – e trovi un biglietto per una cifra che sembra quasi uno scherzo. Ventinove euro per volare dall’Italia a Capo Verde?
Fantastico! Ma attenzione, il prezzo è solo l’inizio della truffa, perché basta cliccare “procedi” per scoprire che il costo non include nulla, né bagaglio, né posto a sedere, né aria condizionata, né la dignità.
Perché, parliamoci chiaro: quel “bagaglio a mano incluso” si traduce in una borsa che potrebbe al massimo contenere un pacchetto di gomme e un paio di calzini.
Nel caso che ti sia venuto in mente di imbarcare una valigia allora hai deciso, scientemente, di calarti nel più profondo dell’inferno.
Certo, è possibile e anzi la compagnia aerea ti persuade subdolamente che un bagaglio da trentacinque chili per un fine settimana è esattamente quello che ti serve, ma prepara almeno cinquanta euro a tratta. E che non ti venga in mente di dimenticare di aggiungere il bagaglio al momento della prenotazione, perché te lo faranno pagare il triplo in aeroporto, con la stessa serenità con cui un usuraio ti chiede un rene.
E non dimentichiamoci i passeggeri: un vero bestiario dell’umanità.
C’è sempre qualcuno che pensa che “un bagaglio a mano” significhi portare una valigia grande quanto un frigorifero e che pesi quanto un tir carico di tondino di ferro, e quando gli viene contestato, si infila in cabina con l’innocenza di chi ha appena vinto alla lotteria.
A proposito di lotterie: i biglietti gratta e vinci che ti rifilano a bordo di una certa compagnia irlandese sono forse l’unico momento di vera suspense del viaggio. Che poi, pensi davvero che vincerai qualcosa? Non hai nemmeno il posto vicino al finestrino, figuriamoci un premio in denaro.
Altra bella “sòla” è il famigerato “priority boarding”, ovvero pagare per sentirti una persona importante per circa tre secondi. Ma non importa, perché un secondo dopo l’apertura dell’imbarco si alza un passeggero con una scusa improbabile tipo “Devo imbarcarmi per primo perché il mio gatto soffre di jet lag” e scopri che la tua priorità vale meno di un caffè di bordo.
Ah, il caffè! Cinque euro per una tazzina di acqua tiepida e una bustina di zucchero, serviti con l’entusiasmo di un assistente di volo che ormai sogna solo di tornare a casa visto che, data la penuria di personale è una settimana che è in volo ed oramai è convinto che Parigi sia in Congo.
Poi c’è la roulette russa dei posti a sedere: se non paghi, ti sbattono accanto al bagno o vicino a una famiglia che sembra uscita da un documentario sui primati in festa. Ma il meglio viene quando cerchi di alzarti per sgranchirti le gambe, perché dietro di te c’è sempre qualcuno che, con un colpo di ginocchio, ti ricorda che il volo non è fatto per stare comodi.
Infine, parliamo delle famigerate tariffe.
Hai notato come i prezzi cambino ogni volta che torni a cercare un volo?
È come giocare a un videogioco truccato: il sito ti osserva, l’algoritmo ti aspetta al varco, pronto a tradirti e aumenta il prezzo, facendoti credere che il mondo intero stia prenotando quel volo proprio in quel momento. Ti fanno sentire un dilettante del last minute, quando in realtà l’unica cosa che scade è la tua pazienza.
In conclusione, il viaggio in aereo è diventato un mix di Tetris® e poker, con una sfumatura del gioco delle tre carte: incastri le tue cose in spazi improbabili, bluffi sul peso del bagaglio e speri di non perdere tutto al banco della “biglietteria imprevisti”.
Ma tranquilli, almeno a bordo puoi divertirti con il cibo a pagamento: un sandwich stantio da sette euro, che probabilmente si è imbarcato prima di te.